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Consigli per gli acquisti!

46. Cullo questo numero con dolcezza materna perché domani mattina, quando andrò in redazione, corrisponderà al numero di ore che ho trascorso ininterrottamente a casa, senza mai mettere il naso fuori dalla porta. Nemmeno per sbattere le briciole dalla tovaglia. Non ricordo quando sia stata l’ultima volta che mi sono concessa questo lusso, ma poco importa: si tratta di uno tra i regali più belli che mi sono fatta a Natale. Sia chiaro, non ho battuto la fiacca. Anzi. Ho pure lavorato. Ma ho letto tanto. Questo sì. E farlo in tranquillità, senza l’occhio all’orologio, mi mancava davvero. E allora – siccome (come ogni anno) in questi giorni in molti mi avete chiesto «consigli per gli acquisti» – ecco (come direbbe Rob Fleming) la mia «top five» dei libri letti nel 2013.

Comincio dalla vetta perché non sono brava a creare suspense. Ad avermi emozionata, incatenandomi alle sue parole è stato Pierluigi Cappello con «Questa libertà». «In questo libro – scrive Cappello – è raccontata la storia di come una libertà, la mia, sia germinata dai luoghi vissuti da bambino e poi abbia preso il volo dal mio incontro con la lettura. Così queste pagine, nei mesi, sono diventate un’ossessione, la scrittura mi ha torto il collo e ha costretto il mio sguardo nei luoghi felici dell’infanzia o a muovere i miei passi dentro dolori intensi che pensavo di avere rimosso». «Sguardo» e «passi», i suoi, raccontati come – chiunque ami scrivere – vorrebbe saper fare, con parole scelte, una ad una, con meticolosa cura. E poi c’è il Friuli che – di quelle parole – risplende.

Faccio seguire Cappello da Shady Hamadi con «La felicità araba» (qui la mia intervista ad Hamady). Questo 2013 per me è anche la Siria e il mio (piccolo) impegno a parlare di un conflitto vergognosamente dimenticato. Comunque sia, il libro è davvero bello, racconta la storia recente del paese mediorientale attraverso le vicissitudini politiche, e non, della famiglia di Hamadi, giovane siriano nato in Italia, scrittore e giornalista de «Il fatto quotidiano». Seguono Benedetta Tobagi con «Come mi batte forte il tuo cuore» e il Massimo Gramellini di «Fai bei sogni» (quest’ultimo sorpresa inaspettata, un regalo azzeccato che avevo iniziato a sfogliare con un vago scetticismo).

Infine, nella mia «top five», tutta storia e autobiografie, ci infilo un classicone che giaceva intonso da anni nella mia libreria: «La signora Dalloway» di Virginia Woolf.

Ciò detto mi è tremendamente difficile condensare un anno di letture in cinque titoli, anche perché dormo poco e uso (molto) i mezzi pubblici, quindi di libri sul comodino ne accatasto parecchi. Ad esempio sto finendo «L’inferno sono gli altri» (bellissimo) di Silvia Giralucci, ma di lei, del suo libro e del suo film, ne riparleremo perché, il 24 gennaio, sarà a Majano.

E i propositi per il nuovo anno alle porte? Già sul comodino (nella colonna dei «da leggere») ci sono: «Qualunque cosa succeda» di Umberto Ambrosoli (mea culpa, l’ho comprato solo quest’anno), «La disobbedienza civile» di H.D. Thoreau e la raccolta di poesie, «La gioia di scrivere»,  di Wisława Szymborska. Ma chissà, i Babbi Natale ritardatari e le Befane alle porte potrebbero riservare altre avventure letterarie.

 

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