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Come sarà quella carbonara?

Anche per voi le liste della spesa – soprattutto se sdrucite o accartocciate – sono irresistibili?
Questa – corta corta e abbandonata in terra – l’ho trovata venerdì, a Pradamano. Mi son persa via a tradurla, a “filarci sopra”. E sabato l’ho usata per un laboratorio sul “narrare le migrazioni”, perché immaginare la storia che può portare con sé un pezzetto di carta è un buon esercizio per allenare la curiosità.
Dunque, appurato che la lingua della lista è il rumeno, da quanto tempo starà in Friuli la persona che l’ha scritta? È arrivata pre o post ingresso della Romania nell’Ue? O forse addirittura prima, quando a Bucarest c’era ancora Ceaușescu? E in questo caso, quanto rocambolesca è stata la sua fuga dal Paese?
Ma soprattutto, da chi ha imparato a fare la carbonara? Dai vicini di casa, da un collega di lavoro o dall’Artusi? C’è un incrocio di vite da raccontare?
E la carbonara che cucina è “da manuale” o una contaminazione di sapori?
E, certo, come mai tutta questa “apă, apă, apă” da comprare?
Chiaramente, al laboratorio (senza che lo sapessi), poteva non esserci un ragazzo rumeno? L’indovinello sulla lingua della lista è quindi durato meno di un secondo e mezzo, ma è stata interessante la sua osservazione: «Mi ha spiazzato vedere un testo in romeno: sono qui da quando ero bambino e non avevo considerato la possibilità di trovare la mia lingua in un laboratorio in cui si parla di migrazioni». Quando si dice i punti di vista e il vissuto personale. Poi da lì un mondo che si apre, il desiderio di raccontarsi, la magia di qualcuno che ti regala la sua storia.

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