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«Giulio fa cose». Fiumicello 2020

«Giulio fa cose». Mai espressione è stata più aderente alla realtà dei fatti. Giulio Regeni è scomparso 4 anni fa, in Egitto, inghiottito da una morte assurda e inumana, ancora oggi avvolta da un buio fitto e da un silenzio vile. Eppure – appunto – Giulio fa cose. Sabato 25 gennaio, per dirne una, ha riunito migliaia di persone in tutta Italia per chiedere «verità e giustizia» sulla sua morte.

A Fiumicello, una camminata silenziosa e densa di emozione è partita da piazza Falcone e Borsellino. Qui i ragazzi del «Governo dei giovani» hanno lanciato il progetto per la realizzazione delle «panchine gialle» che, certo, ricorderanno Giulio, ma che nel suo nome faranno del parco un luogo di incontro. Insieme, persone diversissime, di tutte le età, sindaci con la fascia tricolore e semplici cittadini, hanno camminato fianco a fianco per arrivare poi in piazza dei tigli dove sono state accese 4 mila fiammelle a comporre la scritta «verità». E poi il silenzio pieno di luce delle 19.41, l’ora dell’ultimo messaggio inviato dal giovane ricercatore friulano. Quello stringersi attorno ai suoi genitori Paola e Claudio che, insieme all’avvocato Alessandra Ballerini, stanno combattendo con una tenacia tanto straordinaria quanto dolorosa, la battaglia per la verità. Una battaglia che non è solo per loro, perché la luce dei diritti umani quando viene accesa illumina tutti. E poi – come ha sottolineato il parroco don Luigi Fontanot – Giulio ci sprona a raccogliere la sfida dell’incontro e dell’accoglienza in cui tanto credeva. Insomma, Giulio fa cose e ci chiede di non essere lasciato solo.

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