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Riflettori accesi sul 41-bis grazie a Sisifo. Un’associazione che è una buona notizia

Quella relativa al 41-bis – il regime di «carcere duro» – è tra le questioni più dibattute rispetto al sistema penitenziario italiano (qui, per saperne di più, il rapporto dell’associazione Antigone). Questione che puntualmente polarizza l’opinione pubblica, come per il caso di Alfredo Cospito, il primo anarchico a finire, nel maggio 2022, in regime di 41-bis. Ed è proprio sul 41-bis che l’associazione culturale Sisifo ha deciso di accendere i riflettori con un convegno in programma giovedì 16 novembre alle 15 all’Università di Udine (in via Tomadini, 30/a). A intervenire saranno Tullio Padovani, già ordinario di Diritto penale alla Scuola Sant’Anna di Pisa, nonché accademico dei Lincei, e Fabio Fiorentin, magistrato presso il Tribunale di Sorveglianza di Venezia. A moderare l’incontro sarà Enrico Amati, docente di Diritto penale dell’Università di Udine.

Costituitasi nel 2021, l’associazione Sisifo è composta da studenti e studentesse in prevalenza iscritti a Giurisprudenza, ma anche in altre facoltà. «Il nostro obiettivo – spiega la vicepresidente, Linda Iacuzzi (nella foto) – è promuovere un diritto penale liberale e garantista. Siamo un gruppo di giovani, che guidati da motivazioni e percorsi diversi, desiderano agire in un campo in cui avvengono ogni giorno violazioni di diritti e soprusi, un luogo in cui non sempre la pratica e l’opinione comune seguono la Legge. Qui ogni scelta che si compie ha conseguenze significative sulla vita delle persone, serve dunque essere formati e informati. Serve maturare una consapevolezza che si tenga fuori da un dibattito polarizzato. Per questo tra le attività che organizziamo ci sono momenti formativi pensati non solo per noi, ma per tutta la cittadinanza. Si tratta di confronti aperti dove chi interviene offre opinioni e sguardi differenti sulle questioni che di volta in volta vengono affrontate».

Ventidue anni, studentessa di Giurisprudenza, Iacuzzi ha piglio sicuro e idee chiare: «Abbiamo scelto di parlare di 41-bis perché sin dalla sua introduzione ha destato numerose perplessità, visto il suo essere al confine della legittimità costituzionale. Numerosi sono stati i dibattiti che hanno riguardato questo regime, vuoi nel tentativo di legittimarlo, vuoi per metterne in luce le ombre. Eppure, ancor oggi è forma dell’esecuzione penale che per altro interessa molto da vicino anche la nostra regione, il carcere di Tolmezzo ospita infatti una sezione apposita. Siamo dunque a chiederci se debba continuare ad esistere o se sia venuto il momento di abbandonarlo o riformarlo profondamente anche alla luce di com’è cambiato il mondo delle mafie».

linda«Il nostro intento – prosegue Iacuzzi – è divulgativo, cerchiamo cioè di rendere accessibili a tutti informazioni e nozioni spesso tecniche. Interveniamo anche nelle scuole superiori. Cerchiamo poi di accorciare le distanze tra carcere e città, perché troppo spesso le questioni che riguardano i detenuti sono ritenute dai più come estranee. Invece dovremmo avercele a cuore tutti, perché incidono sulla società in generale, anche in termini di sicurezza».

Per diversi di questi ragazzi l’impegno è in prima persona anche dentro il carcere, grazie all’associazione di volontariato penitenziario Icaro, di cui anche Linda fa parte. «È un’esperienza straordinaria – racconta –. L’anno scorso ho tenuto, insieme a un’altra volontaria, un corso di scrittura creativa. Confrontarsi con questi ragazzi che su per giù hanno la nostra età ha un impatto davvero forte. È duro constatare che le loro parole sono svuotate di speranza, fanno fatica anche solo a immaginare il futuro. Hanno fatto scelte sbagliate, certo, ma a pesare parecchio è il contesto sociale. Conoscendoli, parlando con loro scopri che non sono “persone cattive”. Anzi. Sono persone che meritano un’occasione, ma così com’è strutturato il sistema penitenziario, di occasioni ce ne sono davvero poche». Importantissimo poi il fare rete sul territorio con le diverse realtà. «È un caposaldo del nostro agire – conferma la vicepresidente di Sisifo –, siamo aperti a tutte le collaborazioni. Siamo grati all’Università che ci ha accompagnato sin dall’inizio del percorso e continua a sostenerci. Ci sono poi associazioni come Icaro e realtà come la Spes, la Scuola di Politica ed Etica sociale della Diocesi, con cui realizziamo iniziative comuni e che ci aiutano a crescere».

Un appello? «È rivolto a nuovi associati – risponde sorridendo Iacuzzi –, siamo una ventina di iscritti, ma il percorso di studi ha un termine e vorremmo che comunque l’associazione restasse un sodalizio di “studenti per gli studenti”, servono quindi nuove presenze fattive». Chi volesse contattare l’associazione può usare i profili social o scrivere a sisifoodv@gmail.com.

Dopo il convegno del 16 novembre è già in programma una nuova iniziativa che si terrà il 5 dicembre alle 16.30, in via Tomadini, 30. Si parlerà di «Educare punendo. La sofferenza inflitta può favorire il reinserimento?» insieme ad Angela Gianelli, giudice del Tribunale dei Minori di Trieste, e Katia Bolelli, pedagogista e psicologa, Direttrice della Fondazione RagazzinGioco.

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