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L’illuminata vita di Giuseppe Colombo

Ma voi lo sapete chi era Giuseppe Colombo? Io — in tutta onestà —solo vagamente. Insomma, così a bruciapelo, più no che sì. Un ricordo minuscolo e nebuloso, rintanato in un angolino della mia memoria scolastica. Domenica però la mente mi si è aperta ascoltando, a Libri in cantina, Stefano Righi, economista del Corriere della Sera, e lo storico Andrea Colombo. L’insolita accoppiata ha presentato la sua ultima fatica letteraria — «La città illuminata» — dedicata all’intuizione di Giuseppe Colombo: la Edison e l’elettrificazione del Bel Paese. Ricorrono infatti i 130 anni della società italiana (la più antica d’Europa nel settore dell’energia) nata grazie a Colombo.

Giuseppe_ColomboLa storia di questo baffuto ingegnere — «che riporta a un’Italia che non c’è più» ha sottolineato Righi — è più che affascinante perché assomma in sé il coraggio e la genialità del pioniere e del visionario. Colombo, all’Exposition Internationale d’Electricité del 1881, a Parigi, restò impressionato dalla macchina dinamo elettrica di Thomas Alva Edison. In quell’invenzione Colombo ci vide le potenzialità di un’applicazione industriale per l’illuminazione e la produzione di elettricità su vasta scala. Raggiunse Edison negli States, ci restò due mesi e lo convinse a concedergli l’uso del suo nome. Tornato a Milano, Colombo chiese (ed ottenne) l’aiuto di alcuni banchieri e costituì così il Comitato Promotore per le Applicazioni dell’Energia Elettrica in Italia. Dal Comitato sorse nel 1884 la Società Generale Italiana di Elettricità Sistema Edison, di cui divenne il primo amministratore delegato (fino al 1891) e, successivamente, dal 1896 presidente.

Ma non basta. Colombo svolse anche (e qui per me è amore definitivo e totale) un’intensa vita politica: consigliere comunale di Milano, deputato al parlamento, ministro delle Finanze, ministro del Tesoro, vicepresidente prima e presidente poi della Camera. Fu pure pubblicista scrivendo sulle più importanti testate tecnico-scientifiche e autore nel 1877, per Ulrico Hoepli, del prestigioso Manuale dell’Ingegnere Civile e Industriale che, mi dicono, è ancora oggi utilizzato

A leggere di quest’uomo si resta incantati, ma con una punta di amarezza. Come ha sottolineato Andrea Colombo nel suo intervento, si trattò di «un’epoca in cui il coraggio è emerso come fenomeno diffuso», il «coraggio di portare avanti un’idea per il miglioramento della vita dei cittadini». E oggi? Dov’è il coraggio diffuso, la voglia di scommettere sul futuro? Ricordare un personaggio come Colombo deve servire a qualcosa, non può essere solo un esercizio confinato tra storia e letteratura, ma smuovere, nell’animo di chi prenderà in mano «La città illuminata», un po’ di orgoglio e consapevolezza. La spinta ad essere visionari e pionieri a nostra volta.

Ma con Colombo mi fermo qui, ho iniziato il libro di Righi e al più presto ne scriverò.

Ne approfitto però per spezzare una lancia a favore di Libri in cantina, la mostra della piccola editoria che si svolge nell’incantevole cornice del Castello di San Salvatore a Susegana, perché, mi pare, sia una sinergia virtuosa tra territorio, mondo della cultura e realtà imprenditoriali. Si promuove una risorsa del territorio come il prosecco (chi non fa un giro nella cantina di Collalto?), ci si avvale della partnership (e della sponsorizzazione) di aziende come la Edison (che a Susegana ha una centrale di stoccaggio del gas) e si fa cultura. Pratica dunque da diffondere, copiare e replicare!

 

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