Wineplugged Preone

Vino, cibo e musica: il mio primo «Wineplugged»… a Preone

Ci sono due cose che, in questo mio rocambolesco periodo, amo più di tutte le altre: il Friuli e le persone appassionate. E lunedì 28 dicembre, scampolo di questo 2015, ormai al capolinea, mi sono goduta entrambe. In una serata speciale il nostro territorio è stato narrato con amore — attraverso le eccellenze enogastronomiche targate Fvg —, da Diana Candusso, dall’enologo Stefano Trinco e dallo chef Manuel Marchetti. Ebbene sì: finalmente sono riuscita a partecipare a uno degli appuntamenti di Wineplugged, l’ormai consolidato ed intelligente format di degustazione guidata — ideato nell’ambito del Festival di Majano dal terzetto delle meraviglie di cui sopra — che intreccia vino, cibo e musica.

Certo, Preone non è dietro l’angolo, ma che abbiamo fatto bene a decidere di salire fin quassù ce lo dice anche la nebbia che, d’un tratto, poco dopo Venzone, gentilmente abbandona la scena alzando il sipario su un cielo stellato da urlo. Ci accoglie così la Carnia: con le sue vallate disseminate di lucine di Natale e una coltre di stelle.

Breve nota turistica. Arrivati a Preone, saliamo, per dare un’occhiata al paese, fino alla seicentesca chiesa di San Giorgio che, mi dicono, oltre agli affreschi del Taddio, conserva anche una pregevole Crocifissione di Palma il giovane. La vista da qui — ora inghiottita dal buio — deve essere davvero bella. Mi riprometto di farci nuovamente tappa alla prima assolata occasione. Torniamo quindi sui nostri passi e con le dettagliate indicazioni di Diana arriviamo fino al Municipio. Parcheggiamo e, passando davanti alla Locanda Vittoria (vivamente consigliata), ci dirigiamo verso Palazzo Lupieri. Ci troviamo così davanti un bell’edificio settecentesco — esempio di architettura tradizionale carnica —, che ospita la sede del museo naturalistico (con i suoi fossili scoperti nella valle del Rio Seazza) e che, per stasera, accoglierà anche noi e Wineplugged. Curiosità: nelle sue stanze sono state girate alcune scene del bellissimo film La ragazza del lago (consigliato anche questo).

A darci il benvenuto — oltre ai nostri eroi e a Mayla Pellizari anima dell’evento — una sala accogliente con i tavoli vestiti di rosso e curati nei minimi dettagli: dal segnaposto al programma della serata, per non parlare delle tovagliette incorniciate dai bicchieri e accompagnate da una poesia di Alessandro Piputto. Non basta, essendo l’iniziativa organizzata dalla locale Pro Loco, tra le nostre mani arriva anche «Preone: il paesaggio come storia», un libricino turistico, davvero ben fatto, per saperne di più su questo territorio.

Intanto la sala pian piano si riempie e si anima. Quando ci siamo tutti, fatti i saluti di rito, la degustazione prende il via. Da qui in poi io resto incantata, letteralmente travolta da un susseguirsi di odori, sapori e profumi. Prendiamo le mosse da “una bollicina”, un Brut metodo classico Etichetta d’argento dei Vigneti Pittaro. È un piccolo universo quello in cui abilmente Stefano Trinco ci guida: «Il bello di questo vino — spiega — è che sono state prodotte 40 mila bottiglie, ma la bottiglia che avete bevuto voi stasera non la berrà più nessun altro perché con il “metodo classico” ognuna ha la sua rifermentazione, ognuna quindi è diversa».

Resto in religioso silenzio, seguo le istruzioni: guardo il colore, le bollicine (il perlage!). Annusso e scopro che non basta: bisogna registrare il profumo, allontanare il bicchiere (perché il naso si assuefà velocemente) e poi annusare ancora per scoprirne di altri. Lievito, crosta di pane, vaniglia… uno spettacolo. Ad accompagnare questo vino c’è un frico croccante gustosissimo. Segue la polentina morbida con radicchio, ricottina di bufala e burro abbrustolito. Tutti i prodotti utilizzati, come quelli dei piatti che seguiranno, sono rigorosamente made in Fvg. Accanto a questa leccornia c’è il Friulano 2014 Doc Friuli Colli Orientali dell’azienda Fedele che diventa la scusa per fare idealmente — con Diana Candusso — un viaggio nelle nove zone doc del Friuli, dove in ognuna si produce anche il Friulano e dove in ognuna assume caratteristiche particolari: «Anche in questo caso la diversità della nostra regione — evidenzia — si presenta non solo nell’aspetto paesaggistico o culturale, ma anche nel mondo dei vini».

Tornando al cibo, tutto quello che assaggio è squisito, ma a conquistare letteralmente il mio cuore sono gli gnocchetti di castagne al ragù di coniglio e carciofi fritti, semplicemente una delizia. E qui è doveroso aprire una parentesi sui prodotti. Il coniglio è quello dell’azienda A fil di tiere, di Lestans, specializzata appunto nell’allevamento del coniglio bianco della Val Cosa e nella coltivazione della cipolla rosa della Val Cosa, uno dei nove presidi Slow Food della nostra regione. In sala c’è il titolare, Gregorio Lenarduzzi che racconta — ed è un piacere ascoltarlo — storia e filosofia della sua azienda, ma anche le ragione del nome «A fil di tiere»: «L’ho scelto — spiega — per non montarmi la testa e per ricordarmi che la missione dell’agricoltore è di dar da mangiare alla gente e che quindi bisogna fare prodotti buoni, puliti e remunerati il giusto, non accessibili solo alle élites». Anche i carciofi sono — come si usa dire — a “km 0”, coltivati a Aonedis, località di San Daniele, nell’azienda L’orto sul fiume, guidata da due ragazzi molto giovani e che produce anche un ottimo olio. Ad accompagnare questo piatto meraviglioso il Sauvignon 2014 Doc Friuli Colli Orientali dell’azienda Butussi (medaglia d’oro al concorso mondiale dei Sauvignon) un vino (raccontatoci in sala anche da Tobia Butussi) che con mia estrema meraviglia (naturalmente su imbeccata di Trinco) scopro avere un sentore di maracuja. E poi un rosso notevole il Refosco dal peduncolo rosso 2011 Friuli Colli Orientali di Jacùss (in sala anche Sandro Jacùss) per il pasticcio di manzo con tortino di patate e salvia.

Dulcis in fundo una deliziosa panna cotta all’amaretto e crema di cachi e ad accompagnarla non c’è solo il Ramandolo 2013 Docg di Ronco Vieri, fa infatti la sua comparsa (tra meritatissimi applausi) anche lo chef Manuel Marchetti. «Ho scelto — racconta — un prodotto di stagione per eccellenza, un frutto difficile da abbinare, ma anche da preparare, e, infatti, il modo migliore per gustarlo è mangiarlo così com’è senza elaborazioni. Qui ho proposto una crema fatta con la polpa dei cachi assieme a una panna cotta “alleggerita” dall’amaretto di Saronno. Per dare un tocco di colore nel piatto ci sono i pistacchi grattugiati e un petalo di caco essiccato». Chapeau! Anche il dessert è da leccarsi le dita. Vi è venuta fame? Bene, trovate Manuel  all’Agriturismo Casa Rossa ai Colli.

Il terzo ingrediente di questa serata speciale è la musica curata dai Wineplugged (Matteo Bellotto, voce; Roberto De Bellis, chitarra; Francesco Corazza, basso e Alessandro Piputto, batteria). Scaletta interessante ed azzeccata, ogni canzone legata al vino che di volta in volta abbiamo nel bicchiere da Heart of gold di Neil Young (per il cuore d’oro del Brut metodo classico di Pittaro) passando per Diamante di Zucchero, Impressioni di settembre e In the air tonight, fino al pezzo degli Spandau Ballet I’ll fly for you di cui Diana legge una strofa — «non ho una definizione/ Non ho una cosa/ ma quello che ti do/ é tutto ciò che posso dare/ voglio darti tutto il mio tempo/ questo é tutto per me» — perché, aggiunge, «è questo il messaggio di onestà che ci regalano questi vini stasera». Un consiglio: la formazione con l’aggiunta di una seconda voce (Alessio Tax Tassotto) si trasforma negli Yena e hanno appena sfornato un interessante Ep, non perdetevi una loro performance dal vivo perché sono davvero bravi.

Usciamo da Palazzo Lupieri entusiasti e certi che l’esperienza che abbiamo vissuto stasera rappresenta, senza ombra di dubbio, uno dei modi più intelligenti e brillanti per promuovere il nostro territorio, i suoi prodotti e le sue eccellenze. Sono però fermamente convinta che questa formula non sarebbe altrettanto vincente se al centro non avesse messo prima di tutto le persone a partire dai produttori, fino a noi che ascoltiamo, impariamo e degustiamo. Ma soprattutto è un’esperienza straordinaria perché ideata e sostenuta con dedizione ed entusiasmo da persone appassionate che amano profondamente il nostro meraviglioso Friuli, non a caso a Preone c’è anche la Pro Majano.

Ci sarebbe un’altra infinità di aneddoti, profumi e sapori da raccontare, ma non vado oltre e vi consiglio invece di tenervi liberi per il 31 gennaio quando «Winepugged – Vino, cibo e… musica!» farà tappa a Martignacco.

  1. Carlo Passone

    Brava Diana !
    Ho sempre apprezzato il tuo talento e la passione di una giovane friulana doc .

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