letta alfano

Con gli occhi di chi vuole un futuro

Basterebbe un giorno solo. Un giorno solo iniziato guardando il mondo con i nostri occhi, con gli occhi del «Paese reale». Di chi ha perso il lavoro e ha una vita, e una famiglia, da mandare avanti. Di chi, come me, un lavoro ce l’ha, ma precario. Di chi ha un’azienda, ma vede il suo lavoro strozzato, in un Paese che non costruisce spazi e strumenti per essere competitivo. Un giorno solo così, iniziato cercando il coraggio e la forza di viverlo, nonostante tutto. E che si conclude con il peso dei pensieri e delle preoccupazioni. Allora, forse, la politica capirebbe che non è più tempo di scherzare. Che siamo stanchi del fatto che ogni volta che si affaccia un barlume di futuro, di speranza, questo ci venga subito tolto, rubato.

Ieri Berlusconi ha dato l’ordine ai suoi ministri di dimettersi, inghiottendo in un attimo il lavoro fatto da questo Governo e anche quello che avrebbe potuto e dovuto fare. Lui – il «Cav.», «B.», chiamatelo come volete – ha tutto il diritto di dire, anche urlare, la sua versione dei fatti, quella che ritiene essere un’ingiustizia e una persecuzione. Ma di trascinarci tutti di nuovo nel buio più fitto, no. Non ne ha il benché minimo diritto. Dov’è finito l’atteggiamento responsabile di chi, all’indomani del voto, voleva mettere da parte le contrapposizioni per tirare l’Italia fuori dal guado?

Mancano poco più di 15 giorni alla legge di stabilità. C’è un Paese da sburocratizzare e da riformare. Un patto di stabilità da rivedere e allentare. C’è un mondo del lavoro iniquo, da cambiare, che divide i lavoratori in due categorie: chi ha tutto e chi non ha nulla. C’è una sanità pubblica da ripensare, perché abbia un futuro possibile. E c’è da investire in ricerca e in formazione. C’è, in altre parole, un Paese da non tradire e a cui dare un futuro. È a questo che i politici del Pdl devono guardare, senza accettare di essere parte di un gesto folle che farebbe ripiombare gli italiani nell’incubo dell’instabilità, del fallimento, della miseria. Un gesto che vanificherebbe i sacrifici fatti sin qui. Sacrifici che, vale la pena ricordarlo, abbiamo fatto noi cittadini, non la classe politica. Oggi, nel male della crisi che stiamo vivendo c’è la possibilità, preziosa, di un chiarimento politico. La possibilità di schierarsi dalla parte di noi italiani, che meritiamo dignità e rispetto, che meritiamo futuro. Che meritiamo che questo governo continui a lavorare per noi.

 

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