Anna Glorio

«Blue dream» e la signora delle rose

«Brava. Le è caduto occhio su rosa bellissima, si chiama “Blue dream”. It’s english, like me!». Me lo dice sorridendo con voce argentina mentre, accovacciata a pochi passi da me, è intenta a sistemare un rosaio dai fiori di un rosso intenso. Deve osservarmi da un po’, divertita dal vedermi tanto assorta nella lettura del cartellino che indica di quanta luce e di quanta acqua abbia bisogno «Blue dream», la rosa dal colore tra l’indaco e il viola che ha attirato la mia attenzione. Ricambio il sorriso e le chiedo lumi sulle caratteristiche di questa varietà così particolare. «Cara stai tranquilla, è strong, non delicata». Beccata! Ha già capito che il mio timore è che «Blue dream» non sopravviva alla convivenza con me. Questa signora inglesissima (nella foto in alto) dal sorriso aperto, gli occhi blu, vivaci (e un’improbabile camicia a fiori) è un fiume in piena. Sceglie un rosaio per me e con mani svelte ed esperte mi mostra fin dove interrarlo, poi dove potarlo più avanti. E mi raccomanda: «Non metterlo dove c’era già altra rosa prima, altrimenti stai sicura che ti muore». Sia mai! Così registro con fideistica ammirazione tutto quello che mi dice, anche se – confesso – la mia attenzione è spesso catturata a tradimento dal suo curioso cappello di paglia, ornato da piccole rose.

Non resisto. Le chiedo se ha qualche minuto per raccontarmi la sua storia. Le prometto che le ruberò poco tempo, siamo alla Fiera «Orto Giardino» di Pordenone e i clienti la reclamano, colpiti dalla bellezza delle sue rose allestite in un coreografico giardino. Ride di gusto. «La mia storia è lunga, ma va bene, accorceremo». Prima però, mi avvisa, deve bere il suo cappuccino. «Con tanto zucchero – precisa -. Ho la glicemia bassa». Anna – così si chiama – è in Italia da quasi 50 anni, in Liguria. Da giovane faceva l’infermiera ostetrica. «Poi me ne sono venuta in Italia con un’amica che aveva una casa ad Andora – racconta -. Non pensavo di restare. Ma dopo una settimana ho conosciuto il ragazzo di cui mi sono innamorata». Ride e si ferma. Sembra gustarsi un ricordo che terrà per sé. «Ci siamo sposati subito».

E le rose? «Sai – riprende – mio marito era contadino e allora io ho pensato che avrei potuto coltivare i fiori, le rose. Ho smesso di fare l’infermiera ed eccomi arrivata fin qua, a Pordenone». Ride di nuovo e prosegue: «La passione me l’ha trasmessa mia nonna. Aveva un bellissimo giardino di rose “Peace”, è una varietà diventata famosa negli anni Cinquanta, dopo la guerra. Pensa – continua – le talee create in Francia (da Francis Meilland, ndr) vennero mandate in Italia e negli Stati Uniti poco prima che chiudessero le frontiere francesi, allo scoppio della II Guerra Mondiale. Poi in America le usarono per abbellire i tavoli delle trattative di pace, per questo si chiama così. In Italia la chiamate anche “Gioia”. È una rosa gialla, mia nonna voleva solo rose gialle». Dall’Inghilterra quella passione è così approdata in Liguria, diventando un lavoro che continua anche oggi, anche se – mi spiega Anna con una nota di malinconia – suo marito è morto dopo 40 anni di vita vissuta insieme. «La passione per le mie rose che arrivano dall’Inghilterra e dalla Francia è grandissima e mi dà molta gioia. Anche qui, in fiera, ho creato per voi questo giardino con tanto amore. È bello vero?». È molto più che bello, è magico. Metto via il registratore e mi immergo, con la signora Anna, alla scoperta delle sue meravigliose rose.

La Fiera «Orto giardino» resterà aperta fino al 9 marzo, altrimenti si può sempre pensare a una visita al vivaio «Sandro Glorio» a Diano San Pietro, in provincia di Imperia.

Le rose «Blue dream»

Le rose «Blue dream»

Le mani della signora Anna mentre mi istruisce in tema di rosai

Le mani della signora Anna mentre mi istruisce in tema di rosai

 

 

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