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Diventare tutori di minori stranieri non accompagnati, un modo per non dimenticare Ledjan

Ledjan Imeraj è un nome che non può essere dimenticato. La sua morte – a soli 17 anni, avvenuta il 30 dicembre nel rogo della struttura dov’era ospitato a Pasian di Prato – deve interrogare nel profondo. Ledjan Imeraj, con la sua storia interrotta, è il nome che può aiutarci a vedere i tanti minori stranieri non accompagnati che sognano un futuro nelle nostre comunità, ma che vengono perlopiù relegati in un pericoloso cono d’ombra. Accertare dunque cause e responsabilità di una morte così atroce e insensata è prioritario, ma al contempo – perché non sia una morte del tutto vana – è altrettanto importante chiedersi come questi ragazzi possano essere sostenuti. C’è, ad esempio, una figura importantissima (introdotta dal legislatore nel 2017), il tutore volontario di minori stranieri non accompagnati, che può davvero fare la differenza, ma che in Friuli Venezia Giulia non è molto diffusa. Ne abbiamo parlato con Lucio Prodam, giudice onorario del Tribunale dei Minori di Trieste.
Giudice Prodam, partiamo dai numeri, di quanti ragazzi parliamo?
«Nel 2022 abbiamo aperto 1576 fascicoli relativi ad altrettanti minori stranieri non accompagnati giunti in regione prevalentemente dalla cosiddetta rotta balcanica. Va precisato che 280 di questi sono di nazionalità ucraina, ma nel loro caso la questione è diversa, qui in Italia hanno parenti a cui sono stati affidati. Gli arrivi sono in aumento, dall’Afghanistan ad esempio, a causa della situazione terribile in cui versa il Paese, ma anche da Bangladesh e Pakistan, qui a spingere le persone è la crisi climatica. Tutti contesti dove le famiglie decidono che almeno un componente, nonostante i rischi del viaggio, debba avere l’occasione per salvarsi e magari contribuire dall’estero ad aiutare l’intero nucleo».
Non tutti però si fermano qui…
«No, sono numerosi i ragazzi che dopo qualche giorno nelle comunità di accoglienza fanno perdere le proprie tracce, tentano infatti di raggiungere il Nord Europa, la Germania ad esempio. I numeri sono comunque consistenti perché chiaramente si sommano a quelli di chi si è fermato negli anni precedenti e non è ancora maggiorenne, non a caso chi arriva in Friuli viene anche destinato in Veneto ed Emilia Romagna (i dati del Ministero dell’Interno dicono che al 30 novembre erano accolti in regione 973 minori stranieri non accompagnati, ndr)».
La legge prevede che vengano affiancati da un tutore volontario, di che ruolo si tratta?
«Di un ruolo decisivo, sono cittadini e cittadine che dopo un’apposita formazione danno la disponibilità ad assumere la tutela di uno o più (nel massimo di tre) minori stranieri non accompagnati. Si assicurano che siano garantiti i loro diritti, seguono il loro percorso di formazione e integrazione, vigilano sulle condizioni dell’accoglienza».
In Friuli però sono pochi…
«Direi pochissimi se consideriamo che la nostra regione è tra quelle che hanno il numero più alto di minori stranieri non accompagnati. Attualmente iscritti nell’apposito elenco sono 93, ma di “operativi” sono appena 67. Sul territorio di Udine, dove ci sarebbe più bisogno, sono solo 12. Nel 2022 i minori stranieri non accompagnati con tutore sono stati solo 463, dunque parliamo del 30% scarso sul totale».
Deve quindi fare delle scelte, sulla base di cosa?
«Premetto che alcuni tutori seguono ben oltre i tre minori previsti dalla legge. Ciò detto do la priorità ai più piccoli e a coloro che presentano la domanda di asilo, è importante infatti che questi ultimi abbiano qualcuno che li segue nell’iter burocratico, anche solo per sentire che c’è un adulto “dalla loro parte” quando vanno in commissione a raccontare la propria storia. Sono ragazzi che spesso hanno vissuto l’indicibile, subendo violenze durante i lunghi mesi di viaggio. Sono soli, senza le loro famiglie».
E noi, che cosa ci perdiamo? Come singoli e come collettività?
«Dal punto di vista individuale un’esperienza arricchente, come società la possibilità di favorire l’integrazione di ragazzi che stanno costruendo il proprio futuro e che saranno i cittadini del domani dentro comunità che invecchiano e si assottigliano».
La cronaca ci porta notizie dolorose, la morte di Ledjan Imeraj e condizioni non sempre ottimali, anche su questo fronte è utile la presenza dei tutori?
«Certamente, è fondamentale, entrando nelle strutture possono controllare la situazione. Incontrando il ragazzo capiscono se c’è qualcosa che non va. Ci tengo però a dire che in Friuli, al netto di questi terribili fatti, l’accoglienza è buona, si cura la formazione linguistica e si favoriscono percorsi scolastici che possono portare a un’occupazione».
Responsabilità significative quelle dei Tutori, ma va detto che non sono lasciati da soli, anzi!
«Esattamente, non solo si sono formate associazioni di tutori che condividono la propria esperienza, ma ci sono progetti specifici come “Never Alone” promosso dall’Istituto don Calabria e una fitta rete di partner, tra cui anche la Caritas diocesana di Udine, che supportano costantemente i tutori».
Dicevamo della formazione…
«A febbraio partirà un nuovo corso on line della durata di una settimana, un’occasione preziosa per provare a mettersi in gioco e contribuire al futuro di questi ragazzi, ma anche dell’intera società».
Anna Piuzzi

È in programma per giovedì  26 gennaio dalle 17 alle 18 l’incontro on line organizzato dal Garante regionale per i diritti della persona per far conoscere la figura e il ruolo del tutore volontario di minori stranieri non accompagnati. Interverranno il garante, Paolo Pittaro, il giudice onorario del Tribunale per i minorenni, Lucio Prodam, la referente dell’associazione Avvocato di strada, Jessica Beele, oltre ad alcuni tutori che porteranno la propria testimonianza. Tutte le informazioni sul sito del Consiglio regionale del FVG, alla sezione “Garante dei diritti della persona”.

Pubblicato sul settimanale diocesano di Udine, edizione di mercoledì 11 gennaio

Foto tratta dal sito del Cir

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