Belgrado,_Serbia

Tuffo a Belgrado con Nikola Savic

Una scrittura asciutta, pulita che ha ritmo e che riesce a farti camminare nelle scarpe dei personaggi che racconta. O, quantomeno, che ci è riuscita con me. Premetto – e non è snobismo – non sapevo che si trattasse del vincitore di Masterpiece, ma «Vita migliore» di Nikola P. Savic è davvero un bel libro.

Complice la mia conclamata (e cronica) balcanofilìa, in libreria l’ho preso in mano incuriosita dalla “slavitudine” del nome dell’autore. Quando poi ho letto che la storia era ambientata a Belgrado non ho potuto fare a meno di comprarlo. Fatto sta che leggere questo libro non solo ti mette di fronte alla questione di tanti giovani che fanno i conti con due vite – quella “prima” e quella “dopo” l’emigrazione -, ma ti fa anche fare un tuffo in una città poco conosciuta e, com’è facile immaginare, nella sua vita meno turisticamente invitante, quella della Nuova Belgrado. La storia di Deki e dei suoi amici, infatti, si snoda – durante gli ultimi anni del regime titoista – nei quartieri popolari tra gli immensi palazzoni tutti uguali, di stampo tipicamente comunista. Rarissime le incursioni in parti della città vecchia come il kalemegdan.

Non so se si possa definire romanzo di formazione, probabilmente sì. Quello che però so, è che si concentra su qualcosa che quando arrivi in questa bellissima e contraddittoria città – come a Sarajevo e nel resto dei Balcani – non può che colpirti: la presenza dei giovani. Bella, esuberante e prepotente. I ragazzi sono ovunque, come lo sono in questo libro, con le loro aspettative, con la loro fame di vita e di mondo. Credo che leggere «Vita migliore», prima di fare tappa a Belgrado, possa dare – a chi ne ha voglia – una chiave di lettura in più per capire la città. Sono sincera, da Belgrado io non mi aspettavo un granché e invece mi ha entusiasmato. Le mie foto della capitale serba lasciano un po’ a desiderare (la scorsa estate ero in crisi fotografica) e allora vi consiglio di dare un’occhiata al sito «Scrivere & Fotografare» di Luigi Torreggiani – da cui ho rubato la foto in testa al post e che ho scoperto per caso – e che Belgrado (e non solo) per immagini l’ha raccontata benissimo.

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