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55° Festival di Majano, i pensieri del “day after”

Pensieri raccolti in questo grigio lunedì, primo “day after” al 55° Festival di Majano. Avrete pazienza se le frasi non scorrono via benissimo, ma ho lasciato una piazza Italia tenacemente festosa alle 4 di mattina e Frida (altrettanto tenacemente festosa) – già alle 8 – mi ha ricordato che dovevo alzarmi. Nemmeno Bukowski, abituato a tirar tardi (e non solo a quello) scriveva bene senza una bella dormita.

Ciò premesso, è difficile dire l’emozione di venti giorni di Festival perché in questa edizione n° 55, oltre a curare la presentazione di alcuni libri, sono entrata – a sorpresa – nel ristretto e patinato club dei cassieri. Cosa vuol dire? Vuol dire che ti senti parte di qualcosa, di un gruppo che di giorno in giorno diventa sempre più affiatato. Ti diverti e allo stesso tempo dai una mano. E in cassa incontri perfino vecchissimi amici, compagni di classe di cui ti eri quasi dimenticato della loro esistenza. Accumuli spritz offerti e c’è pure chi ti lascia il numero di telefono sul retro dello scontrino della costata. Insomma ne esci arricchito umanamente e ti diverti davvero tanto.festival 2015 Tutte cose che comunque chi guarda dal di fuori penso possa immaginare, anche se passarci attraverso è tutta un’altra storia. Quello che però non sapevo – e per me l’emozione più grande – è ciò che si prova guardando la piazza dalla finestrella delle casette di legno in cui sono alloggiate le casse. Si tratta di un osservatorio privilegiato su una piccola, ma preziosa magia: Majano si accende di colori, di musica, di profumi e di voci. Si riempie di volti e di risate.

Tra uno scontrino e l’altro osservi le persone che si son date appuntamento salutarsi, magari abbracciarsi e poi cercare un posto insieme sotto il tendone o nella frescura tra gli alberi. Poi fanno la fila, incontrano altre persone, tutto mentre i volontari sono instancabilmente presi dal loro operoso andirivieni. Certo, è qualcosa che si può osservare anche da una panchina qualsiasi, ma da spettatori. Invece lì, da quella finestrella, il sapore è decisamente diverso perché, per chi ama Majano, vedere quella trasformazione riempie il cuore, anche perché significa aver dato il proprio (seppur piccolissimo) contributo per rendere il proprio paese un luogo più accogliente, più bello, più interessante, che per tre settimane diventa meta di migliaia di persone che si muovono da tutta la regione (e da fuori regione) per essere qui: a Majano, nella nostra piazza. Poco importa se per un concerto, un evento o semplicemente per il filetto o la wiener schnitzel. E credo che sia proprio la consapevolezza comune di questa avventura a rendere immediato e bello il rapporto tra volontari di tutte le età.

Dispiace per chi si arrabatta a cercar critiche, a brontolare per il volume alto o perché per tre settimane c’è meno parcheggio, è una perdita di tempo che impedisce loro di vedere che, nelle giornate del Festival, Majano è davvero bellissima.

Grazie a Daniele, presidente instancabile, e Alan ed Elena che hanno reso così facile e piacevole il “turno in cassa”.

Qui l’album con le foto del 55° Festival di Majano.

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